Ci vuole tempo, ma possiamo farcela: costruire la nostra dignità finanziaria, conquistarci quell’indipendenza che ci permetterà poi di svincolarci da un lavoro che non ci piace e da una vita che complessivamente non ci soddisfa appieno.
Buongiorno e ben tornato al nostro appuntamento del lunedì! Anche oggi voglio proporti alcuni spunti di riflessione che spero possano aiutarti a prendere in mano le redini della tua vita. E anche questa volta ho deciso di farlo raccontandoti una parte importante del mio percorso.
A scanso di equivoci, lasciamelo ripetere ancora una volta: per costruire la nostra dignità finanziaria, ci vuole tempo. Non tempo trascorso ad aspettare che succeda qualcosa guardando nel vuoto. Tempo passato a studiare, a lavorare, a fare e disfare per trovare la strada giusta che ci condurrà verso la vita che davvero desideriamo.
E proprio per farti comprendere meglio l’importanza del tempo, oggi voglio raccontarti la mia storia da una nuova prospettiva. Ti parlerò della fatica che ho fatto prima di riuscire a trovare la prima operazione, di come nessuno agli inizi fosse disposto a credere in me e di come io, nonostante tutto, abbia saputo trovare il coraggio di non mollare.
Anche se non potevo pretendere di avere tutto subito, anche se i primi tempi non avevo la possibilità di dimostrare a tutti quelli che non mi davano fiducia che si sbagliavano. Ho perseverato, perché se vogliamo ottenere qualcosa dobbiamo anche saper andare controcorrente.
Come è iniziato il mio viaggio verso il cambiamento
Se mi segui, sai che la mia vita lavorativa è cominciata nel ristorante di mio padre, dove facevo il cameriere. Per essere precisi, ho iniziato come lavapiatti. Avevo solo quattordici anni e mio padre, che in realtà avrebbe voluto che continuassi gli studi, ha deciso che, se dovevo lavorare, allora avrei dovuto rendermi conto in fretta di quanto fosse dura.
Ma la sua politica ha prodotto un effetto indesiderato, diciamo così. Perché quando mi ha pagato il primo stipendio, lì mi sono convinto che quella sarebbe stata la mia strada. Tieni presente che ero soltanto un ragazzino ed era la prima che mi trovavo in tasca un bel gruzzoletto tutto mio. Così è cominciata la mia carriera nella ristorazione: da lavapiatti sono passato a fare l’aiuto cuoco. Poi ho preferito passare in sala, lavoravo come cameriere e avevo l’ambizione di diventare maître.
Crescendo però, ho cominciato a rendermi conto che quella non era in realtà la strada giusta per me. Quando ho conosciuto Lucia, che poi è diventata mia moglie, ho capito che per me la famiglia era la cosa più importante e che quindi dovevo trovare il modo di coltivarla con amore, senza rischiare di trascurarla. Chi viene dal settore della ristorazione lo sa: è un lavoro che può regalarti delle soddisfazioni, ma che ti assorbe completamente. I turni sono spezzati, il week-end e i giorni festivi – quando tutti gli altri si riposano – si lavora ancora più del solito.
Ho pensato per un momento a mio padre, che in tanti anni non è mai riuscito ad assistere a una recita scolastica mia o di mio fratello. Non perché non volesse, ma perché nei fine settimana non poteva abbandonare il suo ristorante.
Ed è lì che ho capito una cosa: viviamo una volta sola! Lo so, lo avrai sentito dire mille volte, ti sembrerà una cosa super scontata. Ma alla fine è la pura verità e quando sentiamo pronunciare questa frase dovremmo imparare ad ascoltare più attentamente.
Insomma, alla fine sono arrivato alla conclusione che, se volevo vivere la vita che davvero desideravo, avrei dovuto lasciare quel lavoro e trovarne un altro.
I tre problemi che ho dovuto superare
A quel punto, non mi restava che decidere cos’altro fare. La cosa più logica sarebbe forse stata quella di andarmi a cercare un altro lavoro dipendente, che però mi avrebbe permesso di fare i classici orari d’ufficio.
Ma la verità è che sono una persona abbastanza ambiziosa e che quella mi sembrava anche l’occasione giusta per guardarmi un po’ intorno e scovare quell’opportunità che avrebbe potuto migliorare la mia vita in modo ancora più significativo.
Dopo aver preso in considerazione svariati business, ho capito che l’attività di guadagnare con le case mi avrebbe permesso di raggiungere l’obiettivo: generare il denaro che mi serviva per vivere la vita che desideravo e al contempo avere tanto tempo libero da dedicare alla mia famiglia, a me stesso e alle mie passioni.
Pensi che, da lì in poi, per me sia stato tutto facile? Proprio per niente!
All’inizio, praticamente tutti quelli che conoscevo mi dicevano che era una cosa impossibile, che nel settore immobiliare devi nascerci, che devi avere delle competenze che non puoi acquisire da solo, addirittura che non si può guadagnare senza ferire o fare del male agli altri. Tutte convinzioni sbagliate, ma che a quei tempi un po’ mi influenzavano e mi frenavano.
Per non parlare del fatto che vivevo in un paesino sperduto sul lago di Como di poche centinaia di abitanti. Come puoi immaginare, lì fare immobiliare sarebbe stato impensabile, ma io ero determinato a spostarmi anche di molti chilometri se necessario.
Restava poi un terzo problema, di natura ancora più pratica. Per acquistare la mia prima casa avevo bisogno di un capitale che non avevo. La prima cosa che ho fatto è stata andare in banca a chiedere un mutuo, che però mi è stato rifiutato praticamente subito. Non avevo le garanzie, ero molto giovane e soprattutto dovevo ancora imparare come si presenta un progetto a un gruppo di potenziali investitori.
Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ce l’ho fatta!
Credimi quando ti dico che ero quasi sul punto di mollare. Partire con la mia nuova attività sembrava troppo difficile e stavo quasi per tornare al punto di partenza, per rassegnarmi a passare la vita girando nella ruota del criceto. Per fortuna non l’ho fatto. Grazie al supporto di mia moglie Lucia sono andato avanti, ho lavorato e studiato tantissimo, ormai avevo deciso che sarei diventato la versione migliore di me stesso.
Nel frattempo, continuavo a fare anche il cameriere. Sono stati anni duri, molto intensi ma anche ricchi di soddisfazioni. Per la prima volta stavo dimostrando a me stesso di potercela fare, di essere in grado di portare avanti i miei progetti, per quanto potessero sembrare troppo ambiziosi alle persone che avevo intorno.
Ho lasciato il mio lavoro solo quando le entrate che incassavo dalle operazioni immobiliari sono diventate il triplo del mio stipendio. Lì ho deciso che era arrivato il momento della svolta. Mi sono preso un anno sabbatico, e pensa un po’? Alla fine, ho convinto anche mio padre. Un giorno gli ho mostrato il saldo del mio conto corrente e lì ha finalmente capito cos’ero riuscito a fare con la mia attività di guadagnare con le case. Oggi so che è fiero di me e di quello che faccio.
Anche tu puoi costruirti la tua dignità finanziaria! Comincia oggi stesso!
Qual è il messaggio che ho voluto trasmetterti con questa parte della mia storia? Che per costruire la nostra dignità finanziaria dobbiamo prenderci tutto il tempo che serve. Dobbiamo acquisire competenze, lavorare sulla nostra mentalità, imparare direttamente sul campo. È chiaro che non puoi sperare di ottenere tutto questo dall’oggi al domani: servono impegno, determinazione e anche tanta costanza. Però ti assicuro che i risultati valgono tutti questi sforzi messi insieme e anche di più!
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Mi raccomando, ti aspetto!
A presto.
Andrea Maurizio Gilardoni
P.S. Guarda anche l’intervista che mi ha fatto Alberto Naska! Parlo dell’esperienza di vita che ti ho appena raccontato e di molto altro!